Verzelloni: “Pixel è un must per l’e-commerce sui social”

Lo sapevate che c’è uno strumento, chiamato Pixel, sì, proprio Pixel, che è gratuito e può permettervi di migliorare l’efficacia del vostro marketing via social e di risparmiare sui costi ottenendo risultati altissimi per il vostro e-commerce? Ce lo ha spiegato Riccardo Verzelloni (info@riccardoverzelloni.it) professionista e web designer da quindici anni
“L’enorme problema quando c’è di mezzo l’e-commerce – ci racconta Verzelloni – è l’analisi dei dati. La stragrande maggioranza dei siti e-commerce non funziona al meglio perché il titolare del sito non sa chi è il suo cliente, non sa cosa compra, quindi non riesce a profilare i clienti e, di conseguenza, a fare una corretta comunicazione. Vedo quali prodotti vendo ma non so chi li compra: uomini, donne, fascia di età, reddito, scolarizzazione. Avere questi dati è un game changing pazzesco, che ti permette di moltiplicare la tua capacità di raggiungere il tuo target”. Ed è qui che viene in aiuto Pixel, che è un codice che ti viene rilasciato da Facebook e che, quando implementato correttamente dentro al sito, permette di profilare i comportamenti che avvengono sul sito.
“Ci sono due vie principali – ci spiega Verzelloni – ovvero il classico metodo che ti dice chi visualizza la tua pagina. Oppure c’è il metodo innovativo, che ti permette anche di creare quelli che si chiamano eventi, ovvero di programmare il pixel su determinate parti del sito. Posso creare degli eventi nel mio sito per cui tengo monitorata una sezione piuttosto che un’altra: ad esempio riesco a vedere della tipologia di utente che mi visita una particolare categoria, un particolare prodotto e posso avere un’idea precisissima di chi mi sta comprando cosa, di chi mi fa una certa azione. Lo scopo ultimo è comunicativo: riesco ad avere dei dati profilatissimi, in modo da dividere questi utenti in tanti segmenti. Il vantaggio è che riesco a fare una campagna mirata sui segmenti. Ad esempio – spiega Verzelloni – se un sito vende profumi da uomo ma i dati dicono che vengono acquistati da donne, allora la pubblicità verrà fatta di conseguenza, mirando a raggiungere le donne. Stesso discorso per l’età: se scopro che il profumo viene comperato da 50enni, non faccio una campagna mirata sui ventenni. In questo modo riesco a spendere meglio i miei soldi e a raggiungere il pubblico che mi interessa”.
Ma Pixel ha tantissime altre potenzialità: “Mi permette di comunicare con carrelli abbandonati – analizza Verzelloni – oppure, ad esempio, mi permette di promuovere un certo tipo di prodotto solo a chi ha già comperato prodotti simili, della stessa tipologia. Non è una cosa da poco: si passa dal guadagnare dieci al guadagnare cento. Perché, se imposto bene Pixel e sono in grado di leggere i suoi dati, mi posso accorgere di quali sono quegli utenti che hanno guardato prodotti di un certo valore, quindi capisco la loro capacità di spesa dei clienti e posso proporre a loro certi prodotti di lusso”.
Ma, verrebbe da chiedersi, se Pixel è così efficace, perché è gratuito? Dov’è la fregatura? “Pixel è un servizio gratuito di Facebook, perché funziona solamente quando si fanno delle campagne a pagamento su Facebook. In sostanza, Facebook ti permette di essere sempre più soddisfatto delle tue campagne pubblicitarie e ti incentiva a farne altre. Essendo una parte di codice da inserire nel sito è estremamente complesso da gestire, quindi serve un professionista che lo installi nel sito. Ma le potenzialità sono infinite: attraverso il Pixel si possono creare gli shop di FB e IG, praticamente si visualizza sul profilo social i prodotti dell’e-commerce sul sito, in automatico, senza bisogno di caricarli manualmente, con grande risparmio di tempo”.