L’avvocato Nicoletta Grassi: “Aziende, fate… rete!”

L’unione fa la forza. Mai come nel mercato di lavoro attuale, dove piccole imprese e professionisti hanno uno nuovo strumento per collaborare e proporsi come interlocutore ideale di aziende di grandi dimensioni. Lo strumento è la rete d’impresa, che permette ai soggetti che la compongono di presentarsi come un soggetto unitario, pur mantenendo le proprie individualità.
Ci siamo fatti spiegare come funziona questo strumento innovativo da Nicoletta Grassi, avvocato, consulente per le imprese per quanto riguarda la contrattualistica nazionale e internazionale, specializzata in particolare nella creazione di rete d’impresa e per l’assistenza nella creazione di start up, società benefit ed enti del terzo settore, titolare dello studio legale Grassi a Bologna (nicoletta@nicolettagrassi.it)
“Siamo in una società molto più veloce sia nella richiesta dei servizi sia nell’offerta di servizi – ci racconta l’avvocato Grassi – per cui l’aggregazione, il network è già nel Dna di ogni azienda. Ogni impresa, infatti, collabora con altri per offrire servizi ai clienti, non riesce a rispondere ad ogni richiesta con le sue sole forze interne. Il motto dell’unione che fa la forza è oggi più che mai vero, si tratta di formalizzare questo network che ognuno di noi ha per renderlo più efficace anche come strumento di lavoro”.
D’accordo, ma perché scegliere proprio lo strumento della rete e non altri?
“Perché è un contratto tra soggetti diversi, non è una società, con tutti i suoi vincoli e costi. All’interno della rete si mette un obiettivo comune ma ogni retista, ogni partecipante alla rete mantiene una sua individualità. Il valore aggiunto è che ogni partecipante alla rete ha una sua specializzazione, una sua caratterizzazione e sa fare bene quella sua attività centrale. Se queste competente le leggiamo su un piano orizzontale – continua l’avvocato Grassi – quando andiamo ad offrire all’esterno un servizio offriamo grande estensione e grande profondità. Pur mantenendo le proprie individualità, la rete può avere un brand, un marchio, un logo, un nome comune: il fatto di presentarsi come un gruppo che offre servizi integrati e formalizzati diventa valore aggiunto per il cliente. In più, la fatturazione è unica, nel caso della rete cosiddetta soggetto, parificabile a quella di una srl, ma molto più snella”.
In cos’altro la rete è più snella di una società a responsabilità limitata?
“Ad esempio nella possibilità del distacco dei lavoratori: il retista può mettere al servizio della rete o degli altri retisti un dipendente delle aziende che fanno parte della rete. Questa tipologia di contratto, ovvero la rete d’impresa, è nata nel 2009 e si è sviluppata molto negli ultimi anni, sostenuta con bandi da parte delle regioni. Nasce con lo scopo di dare una risposta positiva alle esigenze del mercato perché da soli si è depotenziati, perché l’azienda non vuole tanti singoli professionisti o fornitori, ma un unico interlocutore che risponda a tutte le esigenze di un certo ambito. Alcune reti sono nate proprio dalla richiesta esplicita dal cliente ai fornitori, perché così l’azienda aveva un solo interlocutore”.
“Consiglio la formula della rete sia alle piccole realtà che abbiano già una collaborazione con altre piccole realtà per sviluppare un progetto in comune, sia ad aziende e imprese di medie dimensioni perché può servire anche per l’internazionalizzazione. Le grandi aziende sono state le prime ad utilizzarla perché è una leva strategica per aggredire certi mercati: Trentino e Sud Tirolo, ad esempio, per esportare mele in Cina hanno fatto un’alleanza strutturate nella rete, continuano a farsi concorrenza sul mercato locale. La consiglio anche ai professionisti perché di fatto per offrire un servizio integrato alle imprese hanno bisogno di lavorare in network”.