INFANZIA, SPORT E SALUTE

Se c’è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato è che il concetto di salute va ben oltre l’idea di assenza di malattia. Abbiamo toccato con mano che pur in assenza di malattia vi sono privazioni che possono generare uno stato di malessere diffuso di certo non meno doloroso di quello che viene solitamente generato da una patologia. Vivere a lungo privati di relazioni significative, privati del rapporto con la natura ed il mondo che ci circonda, privati della pratica di ciò che più ci piace e ci da soddisfazione produce un tale malessere da renderci “malati” anche in assenza di fattori patogeni determinati. Questo vale a maggior ragione per le persone più fragili, gli anziani, i portatori di bisogni speciali o i ragazzi. In questi ultimi mesi sono balzati agli onori delle cronache diversi episodi violenti od estremi che hanno avuto ragazzi per protagonisti, ragazzi in sofferenza e disorientati da una realtà senza precedenti. Quando ci si da l’obiettivo di fare tutto quanto nelle nostre possibilità per tutelare la salute dei cittadini quindi occorre avere la consapevolezza che l’orizzonte da abbracciare è molto più vasto di quello che si potrebbe immaginare ad un primo sguardo e, di conseguenza, la posta in gioco è molto alta. Lo Stato e le sue articolazioni territoriali quindi, nel promuovere azioni volte al contrasto della pandemia, sono costantemente alla ricerca di un equilibrio molto difficile da trovare ed in continuo movimento per garantire la tutela della salute ma anche di un più generale stato di benessere degli individui. Un compito davvero arduo che non può prescindere dal chiedere sacrifici più o meno grandi a tutti i soggetti coinvolti. Un esempio assolutamente rappresentativo di questa ricerca continua di equilibrio è rappresentato dal bisogno dei ragazzi di fare sport ed attività fisica. Sappiamo bene quanto la pratica sportiva sia importante per la crescita sana dei nostri ragazzi ma sarebbe un errore ricondurre questo valore ai soli benefici fisici dell’attività motoria. Lo sport come grande metafora della vita, come incubatore di relazioni di qualità, lo sport come percorso per imparare a valorizzare il sacrificio e la disciplina, lo sport come strumento per conoscere il proprio corpo, come presa di coscienza del limite; questi sono solo alcuni dei significati che lo sport può assumere nella vita dei nostri ragazzi, significati che ben difficilmente possono essere interpretati attraverso la sola pratica individuale prevista attualmente dai decreti per il contenimento dei contagi. La medesima riflessione potrebbe farsi per quanto concerne tutte quelle attività che, oltre la scuola, rendono ricca la vita dei ragazzi perchè sono esperienze di maturazione personale imprescindibili per qualsiasi individuo come ad esempio il teatro, la musica, il cinema, l’arte, il gioco, l’associazionismo o il volontariato. Ora, se è evidente che in fase acuta di diffusione del virus non si possa che insistere nell’adottare provvedimenti restrittivi, occorre che le Istituzioni siano consapevoli della necessità di preparare una strategia per il dopo emergenza capace di mettere al centro la persona nel suo insieme, una strategia cui destinare energie, risorse e abilità creative. Il dopo di cui le nostre comunità hanno bisogno non dovrebbe essere, per dirla in maniera diversa, un ritorno alle vecchie abitudini, alla vecchia amata normalità di un tempo, il dopo di cui le nostre comunità hanno bisogno dovrebbe essere piuttosto un balzo in avanti costruito sulle consapevolezze maturate in questo tempo di privazione. Se vivere il tempo del lock down è pesante, accorgersi di non essere arrivati preparati al dopo sarebbe drammatico. Questo è il tempo per ascoltare ed accogliere la sofferenza, questo è il tempo per costruire percorsi di sostegno, supporto ed accompagnamento perchè oggi nessuno si senta lasciato indietro. Questo è il tempo per riprogettare, a partire dai nostri ragazzi e dai loro bisogni di oggi e di domani, il mondo della scuola, dello sport, della cultura e dell’arte per l’uguaglianza, per il pieno accesso alle opportunità ed ai diritti, tutti i diritti costituzionalmente garantiti, e per far si che ognuno possa finalmente sentirsi accolto e valorizzato nella sua pienezza ed unicità. I Sindaci dell’Unione Val d’Enza